IMMAGINARE CHIASSO 17 GENNAIO 2018

Trentotto ingegneri entrarono al M.A.X. tutti e trentotto trotterellando.

Data:
2 Aprile 2019

Trentotto ingegneri entrarono al M.A.X. tutti e trentotto trotterellando. Dalla Dogana fino al centro culturale vengono scortati da visi, occhi, espressioni di donne e uomini di etnie, pigmenti e idiomi diversi: la Razza Umana. Tale denominazione fa sorridere dal momento che il percorso è volutamente ribelle e supera l’etichetta scientificamente ormai anacronistica del concetto stesso di razza. L’occasione è unica, il museo è aperto solo per noi e la guida è la dottoressa Cavadini, direttrice e curatrice dell’esposizione. Col suo eclettismo ci accompagna spiegando e raccontando aneddoti che ci fanno vivere con gli occhi di Oliviero Toscani un emozionante viaggio senza tempo.

Francesco Merlo[1] parla del silenzio delle sue foto per sottolinearne la spiritualità . Non sono d’accordo, le trovo assordanti nelle loro espressioni legate agli eventi più naturali della vita umana, eloquenti nel mostrare tutto quello che il perbenismo borghese e cattolico ben conosce ma cela sotto una coltre di ipocrisia e moralismo, ribelli per il loro palese anticonformismo. Toscani sconfigge il retaggio contemporaneo della mentalità Positivista che alla fine del ‘800 aveva codificato il concetto di razza, di supremazia dei popoli eletti che utilizzano la violenza perché i mezzi sono giustificati, machiavellicamente, dal fine ultimo:la democrazia, la pace e,aggiungerei, il fatturato!

Dalla Grande Guerra in poi la morte, quella anche dei civili, in fondo non ci sconvolge più… In fondo a morire è un altro ragazzo bosniaco, in fondo è un’altra donna che è violentata o presa a botte dalla persona che doveva proteggerla, in fondo è solo un uomo condannato, quindi colpevole.

Non può e non deve essere così: un catalogo può salvare una vita!

Con arrogante semplicità, su quel fondo bianco che spesso lo accompagna, Toscani mostra l’immagine nella sua cruda realtà, non ottenebrata da anni di ottuse, utilitaristiche e statiche astrazioni filosofiche che han perso di vista il concetto di essere vivente. La nascita di Giusy, l’evento più naturale del mondo, diventa scandalo anche perché l’immagine non resta circoscritta in un salotto ma si diffonde nelle strade, tra la gente, arriva ovunque anche nei loro cuori che sono uguali indipendentemente dalla concentrazione di melanina. Ci sono gli anni ’80 e ’90 con le loro contraddizioni e un nuovo mondo pieno di malattie che l’abuso di pillole non può guarire. Chapeau ai mecenate che hanno sostenuto e avuto fiducia in un visionario da cui hanno ottenuto quello a cui l’arte involontariamente anela:l’immortalità e un’identità. Non è una mostra fotografica, non sono i tempi di posa, le regole della composizione, gli obiettivi impiegati, i filtri, i diaframmi, i tecnicismi al centro della scena. Il fulcro di quasi sette anni di lavoro è la manifestazione del concept, dell’ eidos, dell’essenza che si materializza in una serie di visioni che nel loro insieme evocano la realtà da cui traggono esse stesse origine. Un Caravaggio del ‘900 che ha trovato la sua Roma a Zurigo e che, con la scusa di campagne pubblicitarie del fashion world invece che della Controriforma, mostra la realtà nella sua semplicità, gioia, ironia, naturalezza e crudezza, dunque per questo scomoda perché induce a pensare e a riflettere con un amaro sorriso. Una realtà che riguarda chiunque nasca su questo pianeta che viene diffusa con i cartelloni pubblicitari, con gli shopper e con Colors, la prima rivista globale dalle energiche e coraggiose copertine, che ci sorride prepotente e sarcastica dalle teche sparse tra le camere oscure. Interattività e dinamismo, immagini e filmati che si alternano algoritmicamente e velocemente come la quotidianeità che viviamo. Qualche suono e qualche gioco di nero e bianchi in più avrebbero potuto esaltare l’analogia e il simbolismo che si cela dietro le immagini ma, come spiega la Direttrice, avrebbero limitato la fruibilità a coloro che hanno particolari sensibilità fisiche.

Sta di fatto che questo di Chiasso è un evento unico e imperdibile, non solo per gli appassionati di comunicazione e fotografia. C’è la vita, c’è la quotidianità dei grandi temi sociali che hanno caratterizzato gli ultimi cinquant’anni. Immagini per comprendere la contemporaneità e forse anche un po’noi stessi che di questa società facciamo parte.Tutto questo è IMMAGINARE.

[1]    O.TOSCANI, Immaginare,Skira Editore, Chiasso 2017, pg.12.

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