Rischio Legionella: prevenzione, gestione e tipologie d’intervento

Data:
6 Dicembre 2019

Il 16 novembre presso Camera di Commercio un seminario sulla legionellosi. Dal 2016 la Asst Lariana ha diagnosticato 35 casi nel comasco e per tre pazienti è stato necessario il ricovero in Terapia Intensiva.

Ribadire l’importanza della corretta progettazione e manutenzione degli impianti idrosanitari e di climatizzazione per scongiurare il pericolo di infezioni da Legionella. A fronte dei recenti casi di legionellosi è aumentata l’attenzione nei confronti della prevenzione di questo batterio.

Per questo motivo l’Ordine degli Ingegneri della provincia di Como, in collaborazione con l’Ordine dei Periti Industriali della provincia di Como e l’Ordine Provinciale dei Medici di Como, ha organizzato un seminario per informare e sensibilizzare professionisti, gestori di impianti, amministratori di condominio, datori di lavoro e cittadini, interessati al risk management per la legionella. L’evento “RISCHIO LEGIONELLA: prevenzione, gestione e tipologie d’intervento”, in programma questa mattina in Camera di Commercio, ha avuto anche il sostengo di Anaci Como, Confedilizia Como, Confartigianato Imprese Como e Ance Como.

La legionellosi generalmente è contratta per via respiratoria mediante inalazione o aspirazione di aerosol contenente legionella. Pertanto gli ambienti di maggior rischio di contagio sono docce e impianti di condizionamento che usano l’acqua proveniente dagli acquedotti per umidificare l’aria o sistemi di nebulizzazione. Riveste una grande importanza la corretta progettazione, così come adeguate manutenzioni e pulizie degli impianti idrosanitari e di climatizzazione, nello specifico Unità Trattamento Aria dotate di sistema di umidificazione.

La Malattia del Legionario, più comunemente definita legionellosi, è un’infezione polmonare causata dal batterio Legionella pneumophila. Il genere Legionella è stato denominato nel 1976, dopo che un’epidemia si era diffusa tra i partecipanti al raduno della Legione Americana al Bellevue Stratford Hotel di Philadelphia. In quell’occasione, 221 persone contrassero questa forma di polmonite non conosciuta in precedenza, e di queste 34 morirono. La fonte di contaminazione batterica fu poi identificata nel sistema di aria condizionata dell’hotel.

L’infezione da legionella può dare luogo a due distinte patologie:

-La febbre di Pontiac, che somiglia molto all’influenza, e presenta periodo di incubazione da 24 a 48 ore e pur manifestandosi in forma acuta, non interessa l’apparato polmonare e si risolve in 2- 5 giorni.

-La legionellosi ( o Legionella Pneumophila ), con periodo di incubazione tra 2 a 10 giorni con coinvolgimento polmonare che può risultare anche grave.

Il tasso medio di mortalità è del 10% ma può arrivare anche al 30 % – 50 % nel caso l’infezione interessi persone già ammalate ( ospedali, case di cura, ecc..).

Oltre ad essere aerobio, il batterio della legionella è ubiquitario, si trova in tutti gli ambienti acquatici naturali ( sorgenti naturali, termali, fiumi, laghi, ecc….)  ed artificiali ( reti di distribuzione civici acquedotti, reti interne agli edifici, serbatoi, fontane, piscine, ecc….)

La pericolosità per l’uomo si manifesta quando il batterio passa dagli ambienti acquatici naturali ( ove rimane senza proliferare )  a quelli artificiali dove può proliferare e svilupparsi.

Purtroppo la legionella presenta una notevole resistenza ai disinfettanti utilizzati per potabilizzare l’acqua e quindi, può trasferirsi dalle reti, fino a colonizzare un edificio.

Nelle reti idriche –potabili sopravvive in basse concentrazioni ( e quindi non è nociva )  perché la temperatura è inferiore a 20°C .

Invece diventa pericolosa nell’intervallo di temperatura tra 20°C e 50°C quando viene inalata sotto forma di aerosol ( particelle di diametro da 1 a  5 micron emesse da un rubinetto o dal soffione di una doccia, torri evaporative, ecc…) : tanto più piccole sono le goccioline contenute nell’aerosol, tanto più è probabile che esse raggiungano le basse vie respiratorie.

La temperatura è molto importante ai fini della proliferazione e ai fini dell’eliminazione della legionella. Secondo la nota regola di Hogdson- Casey si ha il seguente prospetto:

-da 70°C  a 80°C si ha morte immediata dei batteri;

-da 60°C  a 70°C si ha morte del 90%  dei batteri entro 2 minuti;

-da 45°C  a 50°C si ha morte del 90%  dei batteri entro 2 ore ;

-da 20°C  a 50°C  zona di crescita ottimale per la legionella;

-da 0°C  a 20°C il batterio rimane nello stato di quiescenza;

Il dott. Luigi Pusterla, primario dell’Unità Operativa di Malattie Infettive della ASST Lariana, ha trattato l’argomento dal punto di vista clinico, evidenziando in particolare i fattori di rischio, le modalità di trasmissione, la sorveglianza e la terapia. L’ingegnere iunior Landi ha spiegato, invece, come prevenire il contagio con una corretta manutenzione e gestione degli impianti, oltre a fornire dettagli sui campionamenti e le responsabilità dei datori di lavoro. Verrà analizzato anche il quadro normativo nazionale e regionale.

Nella maggioranza dei casi e nelle persone che non sono portatrici di malattie polmonari o che non presentano fattori di rischio, l’inalazione di legionelle non causa sintomi o, al più, dà luogo a una forma clinica, la febbre di Pontiac, caratterizzata da malessere generale, cefalea e febbre, che si manifesta dopo un’incubazione di 1 o 2 giorni e si risolve tra i 2 e i 5 giorni. La legionellosi propriamente detta, invece, ha un periodo di incubazione medio di 5 o 6 giorni ed è causa di una grave polmonite che induce la compromissione di altri organi e può essere causa di morte. Ne possono essere colpiti i portatori di patologie polmonari croniche, le persone immunodepresse e gli anziani.

Dal 2016 ad oggi la Asst Lariana ha diagnosticato 35 casi di legionella, con una prevalenza maschile: 26 gli uomini e 9 le donne. In tre casi è stato necessario il ricovero in Terapia Intensiva.

Importante così seguire alcuni accorgimenti per ridurre il rischio.

Per limitare al massimo le possibilità di inalare legionelle è opportuno provvedere alla manutenzione degli apparati di condizionamento, far scorrere l’acqua calda per qualche minuto prima di fare la doccia, aprire le finestre o usare aspiratori per evitare il ristagno di vapori, non usare acqua del rubinetto per inalazioni (aerosol) e usare acqua distillata o bollita per elettrodomestici che possono disperdere nell’aria vapori a temperature non inferiori a 60°.

Tutte le strutture, che possiedono impianti potenzialmente a rischio, devono effettuare periodicamente il documento di Valutazione del Rischio Biologico Legionella, cioè una valutazione finalizzata a acquisire conoscenze sulle criticità degli impianti, valutare il possibile impatto che queste potrebbero avere sulla salute umana, identificare le misure per ridurre o contenere il rischio o quelle da attuare prioritariamente per gestirlo in maniera adeguata.

Come riportato dal D.Lgs. n. 81/2008 e s.m.i., nei luoghi di lavoro con rischio biologico vanno attuate tutte le misure di sicurezza appropriate in modo da mettere in atto la più completa attività di prevenzione e protezione nei confronti di tutti i soggetti presenti.

Pertanto occorre prestare molta attenzione nelle attività lavorative che prevedono l’utilizzo di acqua, in particolare se nebulizzata e tra queste gli addetti alla sanificazione nelle aziende alimentari, i lavoratori di aziende nelle quali si effettuano lavori “lordanti” che richiedono sistematicamente l’effettuazione della doccia al termine dell’attività, l’ utilizzo di processi industriali. Occorre puntualizzare anche come la valutazione del rischio legionellosi debba interessare anche i condomini con gestione centralizzata ed impianti che potrebbero potenzialmente innescare il fattore di rischio.

Quali Obblighi per i progettisti?

La corretta progettazione è essenziale per gli impianti tecnologici che comportano riscaldamento dell’acqua e/o la sua nebulizzazione che introducono il rischio.

La progettazione deve prevedere ubicazioni e dislocazioni < ergonomiche > per consentire le necessarie operazioni di manutenzione e disinfestazione delle tubazioni e dei canali d’aria.

Le reti idriche devono avere percorso il più possibile lineare evitando tubazioni con tratti terminali ciechi o senza circolazione, devono essere adeguatamente bilanciati dal punto di vista idro-dinamico.

I serbatoi di accumulo devono dotati di passo d’uomo ed essere facilmente ispezionabili e svuotabili mediante rubinetto di spurgo dei sedimenti.

La temperatura all’interno dei serbatoi deve essere superiore o almeno uguale a 60°C mentre al piede di ciascuna colonna di ricircolo deve essere superiore o almeno uguale a 50°C

In prossimità o, sui terminali di erogazione, devono essere installate opportune valvole termostatiche di miscelazione TMV.

Qualora le temperature di sicurezza non possono essere rispettate a causa di problemi tecnici, occorre predisporre un sistema di disinfezione alternativo, al fine di compensare tale mancanza ed ovviare all’impossibilità di controllare il rischio di proliferazione batterica con il ricorso a temperature al di fuori dell’intervallo di sviluppo delle legionelle, compreso tra 20°C e 50°C.

La disposizione delle reti aerauliche deve consentire buona manutenzione e dotate di accorgimenti per drenare efficacemente i fluidi usati per la pulizia e di portelle per consentire la pulizia.

Quali sono i mezzi di prevenzione e controllo della contaminazione?

I metodi utilizzati per il controllo della contaminazione sono diversi:

  1. Trattamento termico

E’ stato dimostrato che gli impianti ad acqua calda a temperatura maggiore di 50°C – 55°C sono meno soggetti ad essere < colonizzati > dalla legionella: una temperatura superiore a 60°C disattiva la legionella in modo proporzionale al tempo di esposizione. Pertanto, l’aumento della temperatura dell’acqua calda ( accumulo ) è uno dei metodi usati per controllare la legionella. Tale criterio deve essere però coniugato con le esigenze di risparmio energetico.

1.1 Shock Termico

Tale metodo consiste nell’elevare la temperatura a 70 ° C – 80°C per tre giorni consecutivi e far scorrere l’acqua continuamente dai rubinetti per 30 minuti, con l’accortezza che anche nei punti più distanti l’acqua sia maggiore di 60°C. Dopo la procedura si effettua il controllo microbiologico.

Questo metodo è facile da realizzare ma implica tempo, personale e soprattutto dispendio energetico. Inoltre non esclude completamente la ri-colonizzazione dopo due / tre mesi, nei casi in cui l’acqua dovesse scendere sotto i 50°C.

1.2 Distribuzione dell’acqua tra 50°C e 60°C sino al punto di miscelazione con l’acqua fredda nei rubinetti di erogazione.

Questo metodo, pur affidabile dal punto di vista sanitario, implica notevoli consumi e può presentare anche problemi di sicurezza ( scottature, ustioni , ecc..)

Per realizzarlo, occorre in pratica una doppia termo-regolazione :

-una prima regolazione ( termostato regolato a 55 °C – 60°C ) è utilizzata per la temperatura di accumulo, mentre la seconda ( miscelatore ) è utilizzata per regolare la temperatura di distribuzione a 48°C – 53°C. In tali condizioni, la legionella non può svilupparsi nel bollitori / accumulatori ma soltanto nella rete di distribuzione, ove però l’acqua è sempre in circolazione tramite il < ricircolo>.

  1. Clorazione

Come noto, il cloro è un agente ossidante molto utilizzato per il controllo igienico sanitario delle acque ( potabili, piscine, ecc..). Per sopprimere e disattivare la legionella occorre impiegare una concentrazione di cloro di circa 3 mg/litro ( milligrammi per litro ).

Le attività di bonifica, sono basate su due principi: iperclorazione shock e iperclorazione continua, sempre applicati da personale qualificato. Dato che il cloro è corrosivo, prima dell’applicazione bisogna verificare la compatibilità con i materiali impiegati per tubazioni, valvole, raccordi, ecc…

  1. Biossido di cloro

Un metodo, ancora non molto adottato, si basa sull’adozione del biossido di cloro, con concentrazioni variabili da 0,1 mg/l a 1 mg/l. E’ importante fare prima una verifica di compatibilità con i materiali impiegati per tubazioni, valvole, raccordi, serbatori, ecc…

  1. Lampade ultraviolette UV

La luce ultravioletta ( lunghezza d’onda pari a 254 nm – nanometri ) ha la capacità di rendere inattivi i batteri. Questo metodo risulta particolarmente applicabile in prossimità dei punti di prelievo mentre non riesce a soddisfare le esigenze della rete su un intero edificio.

  1. Ionizzazione rame-argento

Il rame e l’argento, sono per natura battericidi perché hanno il potere di distorcere la parete della cellula. Gli ioni di rame e argento sono prodotti per via elettrolitica: il metodo di applicazione è relativamente semplice però non va bene per tubazioni zincate.

  1. Perossido di idrogeno e argento

Questo metodo, ancora in via sperimentale, impiega una soluzione concentrata di perossido di idrogeno ( acqua ossigenata ) e argento e sfrutta l’azione battericida ci ciascuno dei due elementi.

Ing. Mauro Volontè – Presidente Ordine Ingegneri provincia di Como

Ing. Iunior Francesca Landi – Ordine Ingegneri provincia di Forlì e Cesena