Dal 64° Congresso Nazionale degli Ingegneri

A settembre, nello splendido scenario di Santa Teresa di Gallura, si è svolto il 64° Congresso Nazionale degli Ingegneri sul tema: “Oltre. Nuovi scenari per l’ingegneria”.

Data:
4 Dicembre 2019

A settembre, nello splendido scenario di Santa Teresa di Gallura, si è svolto il 64° Congresso Nazionale degli Ingegneri sul tema: “Oltre. Nuovi scenari per l’ingegneria”.

Tre giornate intense, caratterizzate da uno splendido sole e da un caldo ancora estivo (che hanno messo a dura prova la forza di volontà dei partecipanti) in cui abbiamo visto i confini oltre i quali si è già spinta l’ingegneria, in cui  purtroppo abbiamo preso coscienza del nostro essere degli ottimi professionisti ma dei mediocri direttori d’orchestra, in cui abbiamo avuto conferma dell’eccessivo scollamento esistente tra mondo accademico e mondo del lavoro.

Come di consueto, l’apertura del Congresso ha visto protagonista un umanista; quest’anno siamo stati onorati dalla presenza del prof. Silvano Tagliagambe, illustre filosofo, con una lectio magistralis  in linea con il tema congressuale: “Ulterio… mente. Perchè e come pensare l’oltre”.

Interessanti le testimonianze di colleghi che si sono avventurati nei più svariati campi dell’ingegneria:

– Marcello Losasso responsabile del progetto Alice presso il CERN sta approntando una tecnica, peraltro già in fase avanzata, per la gestione delle scorie nucleari;

– Pierluigi Pinna che dall’isolata Sardegna ora progetta software per il mondo automotive a livello internazionale;

– Giulia Beccarini cofondatrice di una società leader in Europa nella manutenzione predittiva, proattiva e nell’ingegneria dell’affidabilità;

– Elisa Cimetta che, dopo una laurea in ingegneria chimica, ha fondato, unitamente ad altri soci,  un’azienda che si occupa di generazione di tessuto osseo a partire da cellule staminali e che ora guida un gruppo di ricerca per lo sviluppo di tecnologie innovative per lo studio del Neuroblastoma (un tumore pediatrico estremamente aggressivo);

ed altri colleghi ancora che hanno affrontato il tema delle  infrastrutture e dell’ingegneria di frontiera.

E’ subito evidente come gli ambiti operativi di questi validissimi colleghi tocchino scenari che fino a qualche anno fa potevano essere definiti come inconsueti o, quanto meno, poco consueti. Ed è verso scenari sempre nuovi che la nostra categoria dovrà muoversi se vorrà rimanere al passo con i tempi, staccandosi da ogni conformismo ed avventurandosi anche in acque poco conosciute, come ha sottolineato il Rettore del Politecnico di Torino che ha anche rimarcato la necessità di avvicinare mondo universitario e mondo del lavoro affinché l’Università formi giovani capaci di rispondere alle esigenze del mercato, nella consapevolezza che i tempi delle istituzioni sono di gran lunga superiori a quelli delle realtà produttive private.

Anche quest’anno è stata offerta la possibilità di partecipare a brevi workshop formativi finalizzati a  dimostrare l’importanza di possedere e coltivare le cosiddette soft skills: saper comunicare, essere in grado di costruire, guidare e motivare un gruppo di lavoro sono capacità sempre più imprescindibili nella carriera professionale.

Molto articolato è stato l’intervento del presidente del CNI Armando Zambrano che ha cercato di delineare un quadro relativo allo stato della nostra professione illustrando le attività del CNI nel corso dell’ultimo anno. La relazione programmatica è disponibile sul sito del CNI per chiunque abbia la curiosità di conoscerla nel dettaglio.

Ma cosa ci siamo portati a casa? Quale messaggio abbiamo raccolto e dobbiamo trasmettere ai colleghi?

Innanzitutto è emerso con grande forza un nuovo profilo dell’ingegnere che si discosta sensibilmente dallo stereotipo legato agli indirizzi più classici e maggiormente frequentati del corso di studi. Purtroppo si è confermata anche nell’ultimo anno una disaffezione all’Ordine professionale tant’è che la maggior parte dei laureati non risulta iscritta. E’ emerso con forza il desidero e, direi anche la necessità, di riconquistare a livello sociale un peso ed una credibilità che negli ultimi decenni abbiamo inesorabilmente perso.

Da qui l’invito a trovare nell’Ordine un punto di incontro e di confronto con altri colleghi, un luogo di crescita personale e di gruppo (che deve andare oltre il mero obbligo di formazione professionale) ed in cui prestare un servizio alla Società fornendo supporto agli Enti territoriali.

Ma il messaggio più importante ravvolto in questo Congresso deve essere un incoraggiamento rivolto ai più giovani perché, senza paura, vadano “Oltre”.