Data:
8 Aprile 2019

Noi siamo figli delle stelle
Non ci fermeremo mai per niente al mondo
Noi siamo figli delle stelle
Senza storia, senza età, eroi di un sogno

 

Siamo figli delle stelle o meglio, in maniera meno scansonata ma ugualmente affascinante, figli  dell’impatto di una cometa, come ha dimostrato la varietà enzimatica riscontrata su 67P/Churyumov-Gerasimenko durante la missione Rosetta.

Marinai delle stelle o dell’universo, Astronauti o Cosmonauti poco importa: la seduzione dell’ignoto diventa sempre più accattivante e importante per molteplici motivi.

Si superano i confini terrestri per conoscere meglio il pianeta in cui viviamo, per capire come proteggerlo e come migliorarne le comunicazioni.

Molte delle innovazioni tecnologiche che hanno cambiato le nostre abitudini, molte delle conoscenze geologiche e biologiche che possediamo oggi, derivano proprio da questa fervente attività, in cui vengono investite innumerevoli risorse economiche, umane, logistiche e culturali.

Superata la dicotomia della corsa ai primati, che ha caratterizzato gli anni della guerra fredda, oggi assistiamo alla collaborazione internazionale per progetti sempre più arditi e sicuri.

Dopo il 1971 non ci sono state, per fortuna, più vittime e si sono susseguite numerose missioni spaziali. Una delle prossime, in programma il 6 luglio, ci terrà col fiato sospeso per molti mesi. A bordo della Soyuz, insieme al russo Slvorcov e lo statunitense Morgan, ci sarà il nostro Luca Parmitano alla sua prima esperienza  da italiano come comandante dell’ISS e alla sua seconda missione spaziale in rappresentanza dell’Esa, di cui l’Italia è uno degli Stati fondatori.

L’industria aerospaziale italiana  ha avuto da subito un ruolo importante per la creazione e la buona riuscita di molti progetti, non ultimo la creazione dell’ISS, la stazione spaziale internazionale, che è composta da ben tre moduli creati dalla Thales Alenia Space. Accanto a questa rinomata azienda, esistono numerose medie imprese lombarde di vario genere (meccaniche, aeronautiche e informatiche) che partecipano all’attività spaziale.

Dietro ogni progetto, dietro ogni missione e dietro ogni terzetto di audaci ci son schiere di tecnici, matematici, fisici, ingegneri, medici e professionisti di ogni genere, molti delle quali donne,  che rende possile l’impossibile. Un nome da ricordare fra tutti è quello Katherine Johnson, che molti di noi hanno conosciuto grazie al film Il Diritto di Contare, di Margot Lee Shetterly,  che con i suoi calcoli ha reso possibili il volo di Alan Shepard e l’inizio delle esplorazioni lunari con Apollo 11.

Fantascienza, cinema, fumetti e fervida immaginazione sono stati il motore di queste grandi esplorazioni, che oggi sono alla base dell’avanguardia della scienza: perchè in fondo gli opposti sono complementari e dalla loro diversità vengono esaltati ingegno e intuizione che insieme creano tanta bellezza.

I primi astronauti, da buoni marinai, erano prima sognatori oltre che piloti, e possedevano grande cultura astrofisica e coraggio. Allora, ancor più di oggi, esplorare implicava la possibilità di non poter tornare più. Agli esploratori attuali, oltre che a grandi conoscenze e competenze, sono richieste anche molta versatilità e grande manualità.

Per diventare astronauti bisogna essere un po’ meccanici, un po’ biologi, un po’ chimici, un po’ idraulici e tanto, tanto poliedrici: in poche parole ingegneri!

Ironia a parte, l’anno scorso molti di noi hanno avuto il privilegio di sentire dal vivo le parole dell’ingegnere aeronautico Amalia Ercoli Finzi, grande esempio di passione e perseveranza, nel corso del convegno Le missioni spaziali : un mestiere da ingegnere, organizzato dal nostro Ordine. Durante la sua relazione, in cui tutti siamo rimasti affascinati dai racconti delle missioni da chi in parte vi ha partecipato come scienziata tenace, grintosa e sempre sorridente, è emerso come l’ingegneria rivesta grande importanza nell’attività aerospaziale e come l’intuizione emotiva, tipica delle donne, possa avere un ruolo determinante.

Si progetta guardando alla Luna, distante meno di tre giorni di viaggio dalla Terra , sognando Marte che ormai è invasa da lander e rover, tra cui Curiosity, in attesa dell’atterraggio più importante: quello dell’equipaggio umano.

I due anni e mezzo di permanenza nello spazio per compiere l’ardita missione sembrano sempre più brevi ed già nato il team che compierà quello che per la nostra generazione sembrava impossibile.

I piccoli esploratori sono in mezzo a noi e sognano nelle loro camerette di poter vedere un po’ meno lontano le bellezze del catalogo di Messier, che hanno appeso accanto al proprio lettino.

Quali sono gli ingredienti magici per diventare esploratori dell’ignoto? Conoscenza,competenza, multidisciplinarietà, capacità di ascolto e confronto,  ma soprattutto PASSIONE, tenacia, coraggio, conoscenza e padronanza di sé stessi, perchè il mestiere del pioniere richiede dedizione, rinunce e una vita senza un cartellino da timbrare, con turni di lavoro lunghi… ma tanto brevi perchè chi agisce con trasporto non sente la fatica e rende vere e reali cose che sembravano impossibili, al contrario di chi non ma mai avuto la curiosità di tentare.

In attesa di fare questa domanda a  Umberto Guidoni e Chiara Montanari, che a maggio prossimo saranno nostri ospiti, continuo a guardare la costellazione di Andromeda e soprattutto Lei, la Luna, che è davanti a noi ogni sera, bella con la gibbosità dei suoi crateri, oltre i quali c’è una bellezza infinita ad attenderci. BEYOND.