AMALIA CHE MOVE IL SOLE E L’ALTRE STELLE

Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai in una selva oscura che il segnale Gps era smarrito…

Data:
2 Aprile 2019

Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai in una selva oscura che il segnale Gps era smarrito…Ahi quanto a dir qual era è cosa dura·esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura!

I più importanti programmi radiotelevisivi hanno ospitato la professoressa e ingegnere Ercoli Finzi e io giovane ingegnere, in compagnia del mio taccuino e i miei sogni, mi sento intimorita. Questa minuta ma spaziale Signora mi accoglie col più dolce dei sorrisi. Mi accomodo nel suo ufficio e rimango affascinata dalle pubblicazioni, le frasi affisse, i poster di importanti realizzazioni aeronautiche, la foto dei compagni di liceo, la cartolina del militare del papà, le ricevute dei viaggi aerei, gli accrediti dei congressi, l’annaffiatoio e il concime per le sue piante che cura con amore perché ha un profondo rispetto per tutti gli esseri viventi. Quando iniziamo l’intervista sottolineo che non le chiederò di illustrarmi il progetto di Rosetta poiché sul web c’è di tutto, ma vorrei che si soffermasse su cosa si è scoperto e su quali prospettive apre la missione. Lei mi spiega che questa è una delle missioni nate per la conoscenza del sistema solare che poi è un niente all’interno della nostra galassia, che a sua volta è un niente all’interno dell’Universo. E’ una parte piccolissima che però è quella in cui  viviamo. Con Rosetta impariamo qualcosa che ci consenta di vedere con altri occhi la Terra; ad esempio l’acqua dei nostri oceani che non proviene da una cometa per via della diversità organica riscontrata. Cosa ricaveremo dalla nostra cometa? Aver capito che la sua composizione è estremamente dura. Quando sono più vicine al Sole, le comete sciolgono il loro strato esterno, che poi allontanandosi ghiaccia nuovamente, diventando sempre più dure. La cometa continuerà a girare attorno al Sole. Seguendo un’orbita ellittica, ogni sei anni e mezzo ci tornerà vicino con il suo nucleo di ghiaccio. L’altra cosa importante è l’aver trovato molecole organiche e addirittura un aminoacido, quindi è presente il carbonio in abbondanza. Ci vuole la scintilla per arrivare alla vita però le condizioni  per suscitarla ci sono. Questa missione ci incuriosisce al punto da dire facciamone delle altre! C’è una missione che è stata messa in programma in futuro dagli americani in New Frontiers. E’ una Sample return, cioè riportare indietro qualcosa… Cosa che sarà difficilissima non solo per il portare in sé, ma perché portare indietro un pezzo di ghiaccio vuol dire conservarlo opportunamente, però quello che ci sarà da fare lo faremo!

 

A questo punto le chiedo quali applicazioni della tecnologia aerospaziale potrebbero dare una risposta a problemi sulla Terra, come il clima o il Gps, tenuto conto delle missioni in programma su Marte e della creazione della stazione spaziale sulla Luna.

Per alcuni problemi tra quelli citati, come ad esempio il clima, possiamo rilevare certi stadi che si aggiungono a ciò che al momento è noto grazie ai satelliti ovvero che le cose sulla terra non vanno bene: i ghiacci si sciolgono, si è formato un fiume  nel polo Nord che erode altro ghiaccio. Diverso il discorso per le tecnologie che possiamo produrre per la vita quotidiana e che saranno molte. Qui mi preme sottolineare l’impegno che l’Europa in questo momento sta mettendo per rendere dei servizi che siano di beneficio per i cittadini. Uno di questi è la navigazione. Con Galileo offriremo gratis a tutti un servizio di localizzazione con altissima precisione. Adesso ogni tanto abbiamo dei problemi perché non sempre si riescono a vedere tutti e quattro i satelliti. Di questi, tre servono per la triangolazione e uno serve per il tempo cioè per sincronizzare gli orologi, altrimenti si rilevano delle misure fatte in tempi diversi che non sono confrontabili tra  loro. Allora ci sarà un grande vantaggio dal punto di vista della navigazione, dell’osservazione e con  il grande programma Copernicus si creeranno delle mappe globali, anche avvalendosi dei tanti satelliti che ogni nazione ha messo in orbita. Non parlo poi degli altri satelliti, come ad esempio quelli per le telecomunicazioni che ci consentono di parlare con tutti anche nei posti più sperduti mediante un buon ricevitore. Il ritorno che l’Umanità avrà dall’attività spaziale sarà sempre più significativo e ci obbligherà a porci delle domande: la salvezza del nostro pianeta,che è nelle nostre mani, sta andando nella direzione giusta o stiamo facendo danni? I nostri futuri potrebbero essere due :Venere o Marte. Nel primo l’effetto serra ha reso assolutamente invivibile  questo bellissimo pianeta e  Marte dove lo stesso esito è stato causato dalla desertificazione. Dobbiamo cercare di fare qualcosa di meglio!

 

A proposito di Galileo, che ruolo ha la relatività di Albert Einstein?

Sembra strano ma nella progettazione di Galileo abbiamo dovuto tener conto della relatività perché il satellite si muove con una velocità ad una quota che è abbastanza alta (23.222 Km) ed è diversa da quella rispetto al posto in cui del rilevatore di Terra. Ci sono effetti del primo ordine di un oggetto che è veloce rispetto alla stazione di Terra ed è posizionato in alto e quindi ha una gravità diversa. I due effetti sono per la verità uno col segno più e uno col segno meno però non si annullano.

 

Cosa può dirmi del progetto Bebbo-Sax?

Abbiamo lo spettro delle frequenze e il visibile, che è quello con cui noi viviamo tutti i giorni, è proprio una parte risicata. Per fortuna abbiamo i raggi X. La cosa più impressionate, bella e tragica è che quando un buco nero ci porta via una massa, che può essere  ad esempio una stella, noi lo sappiamo. Essa, prima di essere “catturata” ,“piange”  emettendo dei raggi X; quindi noi non possiamo vedere i buchi neri perché come tali non sono rilevabili, però ne cogliamo gli effetti attraverso le “lacrime”. E’ una cosa terrificante e vorrei dire che l’Universo non è in pace. L’Universo è terribile, c’è una lotta continua tra le galassie che si scontrano, “mangiano” le stelle tra di loro: è un mondo in guerra che però è sempre in evoluzione.

 

Mi parla dell’esperimento Asi per il free flyer robotico?

Mi sono occupata in altri tempi della possibilità di far collaborare due robots in modo completamente automatico. Nel mio caso specifico prevedeva che i due robots piccolini e articolati prendessero in mano una sbarra e la portassero al posto giusto. Realizzare ciò  è veramente difficile perché ognuno dei due è animato da una propria velocità e da un proprio assetto. Il progetto poi si è concluso ed è stato uno studio interessante che ha mostrato che la cosa si può fare ma bisogna avere un’attenzione particolare per le masse dei due oggetti collaboranti, che non possono essere troppo piccole perché la risposta non è adeguata né possono essere troppo grandi altrimenti tutta l’energia che abbiamo a disposizione servirebbe solo per far muovere l’oggetto e nulla più.

 

Quali sono i rapporti tra Asi, Esa e la Nasa?

La fortuna dello spazio, a differenza di tante altre attività umane, è che immediatamente dopo lo Sputnik  è diventato oggetto di un particolare ente che raccoglieva tutte le attività spaziali dei paesi. Questo non è avvenuto ad esempio per la navigazione marittima.  Per lo spazio c’è un’agenzia spaziale per ogni Paese europeo che poi fanno capo all’Agenzia Spaziale Europea(Esa),di cui l’Italia è stata uno dei fondatori. Noi siamo obbligati a versare una quota del nostro Pil per i satelliti e le missioni scientifiche. Il nostro contributo è destinato al miglioramento della conoscenza . L’Italia ha sempre versato quello che doveva ma poi ha avuto un ruolo determinante nelle decisioni di come vengono usati quei soldi e il peso che abbiamo avuto in Rosetta ne è un esempio. A questa missione non hanno partecipato tutte le nazioni che fanno parte dell’Esa (la cui composizione è diversa dall’Unione Europea). Noi italiani abbiamo fatto anche tante attività in bilaterale con la Nasa ed abbiamo delle collaborazioni con Argentina, Giappone e Cina.

 

Che prospettive vede per l’industria aerospaziale italiana?

Ottime. All’industria spaziale non è stato solo dato il compito di eseguire e di realizzare. In molti casi è stata propositiva, è stata essa stessa che ha capito come procedere e trovare nuove soluzioni. I progetti per il futuro sono tanti, l’industria lavorerà bene solo se lo Stato deciderà di farla lavorare bene.

 

Qual è il suo rapporto tra scienza e religione, anche facendo riferimento alla lettera a Castelli di Galileo?

Sono compiti diversi: la scienza cerca le risposte logiche, il perché avvengano certe cose. Non così nella religione in cui la trascendenza è intuizione, è la Fede che vuol dire accettare cose che non si possono spiegare razionalmente. La mia amica Margherita Hack era più anticlericale che atea. Io e lei andavamo molto d’accordo tranne che su questo. Io sono una donna di fede anche non eccessivamente praticante perché la pratica qualche volta è messa in crisi dai congiuntivi. Il non credere è una forma di grande presunzione perché vuol dire essere sicuri che non ci sia niente nell’aldilà. Ci sono cose che noi non possiamo capire, però non vuol dire che non possano esistere. Sono convinta che esista un disegno nel comportamento delle persone, della natura che tante volta ci sfugge perché noi siamo “la formica che cammina sul tappeto ed è troppo piccola per vederne il disegno”. Una fede come la mia è di grandissimo aiuto, nel senso che noi facciamo tutto il possibile per capire le cose, per comportarci al meglio , per evitare gli errori. Bisogna mettercela tutta, non si può star li ad aspettare solo la divina Provvidenza. Laddove non arriviamo c’è qualcun altro che ci pensa.

 

Lei è la prima italiana laureata in ingegneria aeronautica perché lo Sputnik non c’era ancora stato…

Lo Sputnik ha preso di sorpresa tutti; si sapeva che al di là della cortina c’era qualcosa. E’ stato lanciato da Semërka  che era un missile  destinato a scagliare delle testate atomiche. Quello che è stato il fallimento di una catena di missili è stato invece l’origine dell’attività spaziale. Bellissimo no? Si aveva idea che gli americani fossero li e pensavano di mandare i loro satelliti in tempi brevi. Ad un certo punto però lo spionaggio ha fatto intendere ai russi che gli americani erano più avanti di quanto fossero in realtà  e si sono dati da fare. Era il 1957 e io l’ho perso perché non potevo studiare lo spazio, non c’era ancora e mi sono laureata poco dopo.

 

Ha scelto di intraprendere questo percorso di ingegneria e invece di inventare l’aspirapolvere per la casalinga perfetta  ha creato una trivella per le comete. Perché?

Volevo laurearmi in qualcosa che fosse di punta e in quel momento non c’era l’informatica. Se fossi arrivata un po’ dopo, magari anche l’elettronica che ha affascinato il mondo, mi avrebbe attirato. Allora l’avanguardia era l’aeronautica perché ancora adesso far restare in aria il più pesante dei mezzi è difficile. L’aeroplano è una cosa meravigliosa e si è avvalso di quello che poi è stata l’attività spaziale perché molti dei sistemi di controllo hanno avuto origine da quelli che usiamo per i satelliti. Una volta gli aeroplani erano tutti fluido-meccanici , poi si è passati ai Bus che hanno i comandi. Io ho vissuto quel passaggio. I tecnici non si fidavano, non c’era più il martinetto che spingeva. L’ingegneria aeronautica era la cosa più avanzata, poi da li siamo andati un po’ più in su fino allo spazio.

 

Che augurio può fare ai futuri ingegneri?

Parliamo prima delle future ingegnere perché l’ingegneria è un campo particolarmente adatto alle donne, a differenza da ciò ciò che è il sentire generale. Non basta studiare, saper fare: ci vuole intuizione. Noi abbiamo un’intelligenza emotiva nella quale moltissimi elementi concorrono a trovare una soluzione e quindi è fatta per noi! La tecnologia è l’ultima roccaforte degli uomini, non possono lasciarla andare. Il mio augurio per le ragazze è di convincersi che ce la possono fare, che hanno tutti gli elementi, tutte le capacità per poter diventare dei bravi ingegneri. All’ingegnere è richiesto di essere una persona che fa il suo mestiere con grande responsabilità e grande senso critico.

Quello che auguro agli ingegneri tutti è di aumentare questa capacità critica perché è soltanto rendendosi conto di come le cose possono essere migliorate che ciò verrà ottenuto. Chi fa l’ingegnere è soddisfatto di quello che fa; non è detto che lo sia per ragioni economiche o perché sia un mestiere facile (è pieno di responsabilità), però da un profondo senso di utilità. Chi fa la nostra professione quando va a letto la sera dice “anche oggi ce lo fatta!”. Gli ingegneri sono la bassa manovalanza del Padreterno:noi trasformiamo le idee in materia.

 

Esco dal Dipartimento di Scienze e Tecnologie Aerospaziali del Politecnico di Milano e risalgo sulla mia auto col cuore in estasi perché è andato in risonanza con le parole di Amalia solo che al posto di una cerniera plastica è scoccata quella scintilla per cui una tale bellezza deve essere condivisa con quante più persone possibili. E rido pensando a quel satellite che lassù gioca a nascondino tra gli astri e rallenta il mio Gps.