Editoriale

La società muta velocemente e la professione dell’Ingegnere con essa; egli non solo ne è  partecipe  ma spesso assume il ruolo di artefice e garante del cambiamento.

Data:
2 Aprile 2019

La società muta velocemente e la professione dell’Ingegnere con essa; egli non solo ne è  partecipe  ma spesso assume il ruolo di artefice e garante del cambiamento.

Con questo numero zero, che rappresenta il momento di transizione tra il precedente mondo cartaceo dalla storica grafica e il digitale dinamico che sarà, intendiamo ripartire da Noi, dalle Nostre origini, dalla Nostra casa che prima era di Volta e dalle Nostre commissioni interne, con lo scopo di rincorrere quell’orizzonte pieno di novità e virtualità laddove gli altri scorgono solo una linea sfocata. La figura dell’ingegnere occhialuto, bruttino, con camicia e maglioncino che inizia un percorso rimanendo incuneato in un unico settore a modellare matematicamente la realtà, ormai è un fossile e  forse è solo esistita nell’immaginario dei luoghi comuni. Il mondo richiede versatilità, competenze, nuove prospettive, ribellione, saper essere donne e uomini, tecnici trasversali nel sapere e cosmopoliti nel vivere. I confini si sono ristretti, i collegamenti potenziati e siamo cittadini del mondo e non di un’unica nazione. Si è chiamati a risolvere problemi laddove l’elasticità mentale, l’intuito e la fantasia lo permettano, senza mai arrendersi perché una soluzione esiste sempre, basta cercarla dalla prospettiva meno scontata. L’ingegnere Amalia Ercoli Finzi, che ho avuto l’onore di conoscere e le cui parole condividerò con voi nelle prossime pagine, né un grande esempio. L’ingegnere esiste, funziona ed spesso è l’elemento umano che unisce più mondi lontani e inconciliabili ma solo apparentemente, perchè siamo tutti esseri composti da quanti di una stessa materia, la cui origine rimane sconosciuta e di certo non proviene dalla cometa trivellata con Rosetta. Dietro una “semplice”  firma ci sono responsabilità, anni di studio, sospiri, sogni, analisi sistemiche e analitiche della situazioni, arrovellamenti per trovare la soluzione adeguata per migliorare la vita quotidiana. Demiurghi che plasmano la materia infondendo intuizione e parte della propria anima per dare una risposta immediata e funzionante a un problema; pertanto l’equo compenso è un diritto inalienabile per le professioni in generale e la nostra in particolare.

Si riparte da Noi, dal nostro desiderio di inclusione, dalla voglia di scambiare esperienze, idee e visioni. Non monadi isolate ma parti di un tutto: questo siamo e così vogliamo essere visti lungo le strade del mondo. La nostra casa è aperta non solo a tutti gli ingegneri indipendentemente dall’iscrizione all’Ordine ma anche a tutti coloro che avranno desiderio di un dialogo costruttivo.

La bellezza è un bene universale e deve essere condivisa affinché si accresca alimentata da se stessa. Immaginare insieme traendo sostegno e stimolo ognuno con le proprie competenze o con una gita fuoriporta al M.A.X. di Chiasso per visionare il genio di Oliviero Toscani.

Mi sembra doveroso un ringraziamento alla collega Luisella Garlati che per quasi due decenni mi ha preceduto con passione alla guida di questa nave che rimane desiderosa di solcare e sfidare ancora molti mari. Accanto a Lei un grazie va al Consiglio che sostiene questo progetto, alle segretarie dell’Ordine e alla redazione tutta in rosa, composta da un trio di donne ingegnere che come tali riescono a volare con corazza di corten e ali da albatri con grazia e leggiadria, incastrando vita professionale e personale.Un ulteriore ringraziamento va anche a Claudio Bottini, chimico e fotografo amatoriale, che ci ha regalato parte delle immagini che troverete in copertina, nell’inserto e nella brochure della nostra casa. Le vele son cazzate, il vento è in poppa, il vascello è avviato.

Buona navigazione a tutti e per chi non fosse riuscito a salpare sappia che lo attendiamo al prossimo porto!